martedì 8 ottobre 2013

immigrato a

immigrato a

A è partito dalla Tanzania, dove suo padre abita ancora a Das er Salam.
Un giorno è uscito di casa, ha percorso la strada polverosa, e non è più tornato ( in verità lo ha fatto molti anni dopo; ma ci arriviamo ).
Ad un’età che qui è considerata  da “ preadolescente ”, ha attraversato diversi stati, fino al Sudafrica.
Qui conosce la violenza delle bande dei neri.
Racconta che per salutarsi si fanno il gesto della pistola col pollice, indice, medio: e quella non manca mai, così come le risse e le morti violente; sparano sul serio, e non con le dita. Rischia di morire, e solo casualmente ce la fa: vivere o morire, è solo un caso: metà e metà, può andar bene, come no. Ha visto molti morti, sparati, a tal punto che là diventa abitudine.
Trova uno che come lui se ne vuole andare da quell’inferno. Raggiungono il porto, si intrufolano nella stiva di una nave, si nascondono tra la merce.
Sperano di raggiungere l’Australia, come già aveva fatto suo fratello, che ormai là si era stabilito, e che era partito alla sua stessa età.
Resistono tre giorni, e poi cedono alla fame e alla sete.
Escono luridi: sono sporchi, prostrati, stanchi. Vengono accolti dall’equipaggio che li nutre e li tratta bene; come si fa coi bambini, che in effetti loro sono.
Il più simpatico, racconta, era il cuoco filippino: una checca, che parlava come una donna, una specie di mamma buona.
Nel Mediterraneo toccano diversi porti, fino all’approdo di Venezia.
Al porto si consegna alle autorità che mettono in moto l’iter per i minori stranieri non accompagnati. Va in comunità educativa, studia in un istituto professionale, si diploma elettricista, lavora, si mette insieme ad una ragazza del posto, fanno un figlio, torna a trovare il padre, perde il lavoro, ne trova un altro e vive.
Ogni tanto piangeva sua madre con infinita malinconia. A volte rideva come solo gli africani sanno fare: di niente, per niente, per beffarsi della vita così amara.
E’ probabile sogni ancora l’Australia così come sognava una vita migliore.
Qui la vita è migliore di là, in Africa.
Si hanno più cose, ci sono più possibilità.
Se lo vedo per strada, e lui non mi vede, mi capita a volte di guardarlo a distanza.
E mi chiedo se la sua espressione è quella del sogno smarrito.

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