domenica 1 settembre 2013

Seibezzi e genitorialità

Vorrei esprimere la mia opinione sulla questione sollevata dalla Consigliera Seibezzi, in relazione al cambio di dicitura, da “madre e padre”, a “genitore”.
Convengo pienamente con l’idea che il linguaggio sia sintomo del cambiamento di vedute, di percezione delle persone, delle azioni, delle cose, attraverso cui chiunque introietta il mondo e le sue complessità.
Trovo scadenti certe frasi, certi ironici sorrisetti, dei molti che definiscono questa idea una “boiata”, o simili, trattandola come il capriccio di una signora un po’ originale, che non ha di meglio da fare, se non combattere con cavilli e definizioni metalinguistiche. Pare che addirittura Speranzon, assessore alla cultura provinciale, abbia paragonato i figli degli omosessuali a una sorta “di organi geneticamente modificati”, dimostrando ancora una volta che meriterebbe altri incarichi rispetto a quello che copre.
Trovo invece che l’argomento andrebbe affrontato con razionalità e calma. Penso anche che chi vi si oppone abbia le sue ragioni: tradizioni secolari, abitudini, lessico e pensieri ordinati in un certo modo: la famiglia è quella, punto.
E tuttavia, analizzando meglio, la domanda che mi sono posto è: quali sono i costi e quali i benefici di un simile provvedimento?
Penso ai genitori - di cui del resto si dice, appunto, “funzione genitoriale”-, ai figli stessi, che a partire da una semplice definizione, potrebbero evitare disagi, timori, vergogne, che talvolta subiscono, senza meritarlo.
Penso allo scalpore del recente suicidio dell’adolescente romano, o ai frequenti pestaggi a danno di omosessuali; quando accade, tutti pronti a stupirsi, a rammaricarsene. Viviamo in una società avanzata, che ha modificato i suoi paradigmi sociali, che dovrebbe concedere finalmente all’individuo di esprimersi per quello che è, e non più per quello che si pensa che dovrebbe essere.  
Ma quale colpa avrebbe una persona che ama un’altra persona?
Ma torno alla questione stringente.
Leggo che Camilla Seibezzi è stata minacciata e insultata; da veneziano voglio esprimerle vicinanza, farle sapere che ci sono cittadini orgogliosi di averla tra i suoi rappresentanti.
Che ci sono madri, padri, donne e uomini che non si sentono esautorati dal loro ruolo, e che sono convinti che una comunità di persone che si rispettano, creano i presupposti per una società più civile, e che pensano che non siano certi bambini ad essere geneticamente modificati, ma piuttosto certi adulti, che purtroppo, a volte, fanno politica.

Cristiano Prakash Dorigo

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