giovedì 4 aprile 2013

cronaca di un intervento di cinque minuti alla libreria Marco Polo


 

oggi ho partecipato all'iniziativa promossa dalla libreria Marco Polo ( guardare la colonna dei link a destra). Le ragioni che mi hanno spinto sono molteplici: intime e politiche, ma se dovessi dirne una, direi che ho grande stima del lavoro che Elisabetta e Claudio ( senza dimenticare Sabina) portano avanti da anni.
Ho contibuito così: mi sono tappato la bocca con la sciarpetta, ho acceso il pad su cui avevo registrato la mia voce che leggeva un raccontino di quattro minuti, ho scritto dei fogli ( che continuavo a girare alla Dylan) con la seguente sequenza di parole:





1-se le librerie chiudono gli scrittori non scrivono
2-se gli scrittori non scrivono nessuno legge
3-se nessuno legge le librerie chiudono
4-se le librerie chiudono, gli scrittori non scrivono, nessuno legge,
5-la libertà e la verità saranno ad uso e consumo di chi vuole le librerie
6-CHIUSE


di seguito, il breve racconto letto ad alta voce dal pad

Ventisette coltellate

Facevo il servizio militare a Casarsa della Delizia, il paese di Pasolini e di nient'altro, reparto artiglieria pesante campale.
Io ero in ufficio posta e viaggi, i miei compagni sparavano con dei cannoni a lunga gittata,, facevano manutenzione ai mezzi, si occupavano di cucinare, marciavano e facevano le guardie.
Io organizzavo i viaggi delle loro licenze e smistavo la posta: ero un imboscato utile alla causa.
Condividevo il tempo con un gruppo di commilitoni, con i quali mi strafacevo di canne dalla mattina presto alla sera tardi. Era durissima essere un dark-punk-militante-militare: dovevo uscire dalla gabbia, e quello era il modo.

Nel nostro gruppetto ognuno faceva il suo: c' era chi riforniva la scorta tornando dalla licenza, chi piazzava la merce preziosa all'interno della caserma, chi si occupava di dividerla in pezzi pesati, chi faceva cassa, ecc.
Più che una piccola banda criminale, eravamo dei giovani annoiati e ingenui.
Ricordo Roberto da Parma, con l'erre moscia, Fausto dal Trentino, Michele dall'entroterra fiorentino, Remo dalla periferia romana, Mauro da Brescia, Salvatore da Catania, Gennaro da Caserta, Rino da Milano, Elio dalla provincia di Vicenza. E poi molti altri, di cui ho dimenticato i volti e i nomi.
Io ero il meglio piazzato, nel mio ufficio, a fare la cresta, a strappare le lettere di chi mi stava antipatico, col mio bel letto all'interno dell'ufficio senza finestre, col grado di caporale. Avevo scelto di dormire là per evitare gli scazzi con i vecchi che ogni tanto di notte giravano per fare quegli scherzi idioti tipo rivista cingoli, che consisteva nel riempire di pattina i piedi delle spine, i nuovi arrivati. Potendo scegliere, non riuscendo a contrastarli, avevo scelto di lasciarli a quei riti di follia collettiva accettata, che servivano a controllare le truppe.

La maggior parte dell'attività col fumo si svolgeva all'interno delle docce, gestite da Michele e Remo, i due veri reietti del gruppo.
Un giorno vediamo arrivare i carabinieri. Tutti a temere che ci avessero scoperti, tutti a nascondere qualsiasi traccia dagli armadietti, dai bagagli, in attesa del peggio.
Quel giorno non successe niente, se ne andarono. La sera ne parlammo, eravamo tesi, preoccupati. Quella notte non dormimmo.
Il giorno dopo tornarono i carabinieri.
Si recarono alle docce.
All'interno dell'utilitaria Fiat blu, riconoscemmo Michele e Remo.
Alla sera decidemmo che comunque fosse andata, avremmo negato di essere persone che facevano parte del giro, ammettendo al massimo di essere consumatori occasionali.
Il giorno dopo la notizia fece il giro della caserma. Nei giornali locali la notizia occupava tutta la prima pagina: ufficiale americano ucciso con ventisette coltellate in accelerazione: il delitto maturato nel mondo della prostituzione omosessuale. Arrestati due militari di leva a Casarsa della Delizia.
Ventisette coltellate, accelerazione, omosessuale, Casarsa.
La sera stessa, abbiamo venduto, parlato e fumato più che mai.

A distanza di anni ho cercato la notizia in internet ma non ho più trovato niente.
Non so che fine hanno fatto.
So invece che fine ha fatto Pasolini.
Ma non so che fine ha fatto la mia vita. 

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