mercoledì 27 marzo 2013

essere o non essere scrittori?

In merito alla questione della chiusura della Libreria Goldoni, oggi il Gazzettino, “il Quotidiano del Nordest” -come recita la testata-, pubblica una mia testimonianza, mettendo oltre al nome e al cognome, l’appellativo “scrittore”.
So di non chiedere niente di nuovo quando mi domando: “ chi può essere definito scrittore?”.
Confesso pubblicamente che quando si accosta al mio nome quell’appellativo, mi viene sempre una sorta di smarrimento, di capogiro, di pudore bambino.
Ne ho lette parecchie di teorie, di proclami, di affermazioni, ma non sto qui a riportarle, né tanto meno a farne un riassunto. Posso al massimo dire cosa ne penso, cosa ho capito.
Quello che ho capito, è che non ho capito.
Credo non esista una definizione più autorevole delle altre, una certezza più certa, una certificazione ufficiale. In molti hanno tentato di definire, ad esempio, la qualità della scrittura, ma anche in questo caso, molti pareri, nessuno sicuro.
Le domande e le risposte si accavallano l’una all’altra, e il poco che ne vien fuori è che, per essere scrittori, bisogna almeno aver pubblicato: su questo, nessun dubbio. Aldo Busi parla di scrittori con la S maiuscola, e quello che dice, lo condivido pienamente. Il nostro Paese è pieno di scrittori con la minuscola; c’è quasi più gente che scrive di quanta non legga.
Mentre sto concludendo questa mia personale e breve dissertazione, non posso non concludere, se non ammettendo la mia verità, che vale solo per me, e che è una delle tante, dette e scritte con più o meno cognizione di causa.
Se uno legge Tolstoj, il primo dei grandi, quelli con la S maiuscola, che mi viene in mente, non può non essere consapevole di appartenere al girone di quelli con la  s minuscola: è un’evidenza innegabile; a questa categoria appartengono quasi tutti, benché non siano tutti uguali: il rating parte dalla s, e va via via scalando fino alla sz; prendendo una così grande e sovrappopolata fauna di esemplari, riesco allora ad accettare l’appellativo di scrittore- seppur mantenendo i capogiri, gli smarrimenti, il pudore bambino.
Lo accetto, purché lo si scriva e lo si pronunci con la s minuscola.

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