sabato 29 settembre 2012

Equitalia, i giocatori, i politici e le donnine mezze nude



A equitalia arrivi con la pancia che ti fa un po' male ma non troppo. Sai che sta per succedere qualcosa alla tua vita, ma non sai fino a che punto penetrerà. Si fermerà in superficie, oltrepasserà la carne, affonderà nelle viscere fino a squarciare gli organi interni?
Non lo sai; quel che sai è che il denaro non ti importava fino a che riuscivi comunque a vivere, a cavartela, a farcela, a viaggiare un po', a comparti libri, qualche cd, pagarti mutuo e bollette, e che gli altri si fottano: il denaro ha un costo evidente: ti forte la vita, ti ruba la creatività, si trasforma in ossessione e, di questi tempi, in vergogna.
L'atrio è blu e bianco, tutto pulito, lucidato, asettico. Chissà se si sposa col sangue delle ferite inferte da questi sicari senza cattiveria. I posti degli impiegati: una scrivania, computer, sedia: postazione tipica, senza niente di particolare. È anche loro sono buoni, facce che sincere, da vicino di casa con cui scambiare due chiacchiere sulle partite, sul tempo che fa, sull'andamento scolastico dei figli.

A Madrid intanto la folla invade il centro: protesta contro il governo. Lo faceva con Zapatero, lo fa con Rajoi: non è più questione ideologica, ma di sopravvivenza. In Europa non ci si autodistrugge in modo eclatante e feroce: lo si fa un po' alla volta, erodendo le esistenze in modo sistematico, ma intimo, ben educato.
In Siria invece continua la mattanza plateale, coreografica, cosicché si possa costruire una ragion d'essere logica, ordinata, pertinente. Basterebbe convincere le due superpotenze che hanno interessi diretti a barattare l'intervento, magari concedendo qualche esilio dorato al dittatore che somiglia a Fazio, in cambio di. Non importa quanto costerà, quanti morti civili; è più importante il braccio di ferro istituzionale e imprenditoriale, la geopolitica, ecc.

In settimana poi si è parlato di regioni, di consiglieri infami che spenderebbero i soldi pubblici per bagordi privati. Molti si indignano, sputano odio; altri dicono di questo o di quello che sono brave persone, disponibili, che hanno trovato lavoro ai loro figli. È sottinteso che un potente sia un figlio di troia, secondo la logica che chi ha l'occasione, magna. Si sa, è così, è ineluttabile.
Poi tutti si dicono schifati della Minetti, che pare che per un compenso incredibile, mostra tutte e culo ad una sfilata di una marca di costumi da bagno.
Una che fa tivù e che guadagna più di cinquemila euro al giorno senza avere meriti particolari, e forse nemmeno nascosti, o reconditi, o inconsci, ha il cattivo gusto di indignarsi di qualcun'altra.
Poi penso ai giocatori che guadagnano milioni di euro ( un esempio a caso: Buffon. 6 milioni all'anno, che diviso 12 mesi fa 500 mila euro al mese, che diviso 30, fa 16666,6 euro al giorno), e mi dico che la morale è una questione di marketing, e che la sua potenza non è mai stata tanto debole come adesso.

Quando parli con gli impiegati di equitalia, che consultando il terminale formalizzano la tua futura schiavitù, con lunghi anni di debiti rateizzati, per debiti che non hai pagato perché non potevi farlo, in quanto non avevi i soldi, tutti questi pensieri si sommano, si solidificano, ti schiacciano il petto, e ti pare di non riuscire a respirare. Ma soprattutto, a mente calda, ti pare che se la vita aveva un sapore amarognolo-ma che con i sacrifici avrebbe un giorno assunto più dolcezza, quasi quasi, anche, con qualche punta di felicità, o magari anche solo piccole soddisfazioni-, ora sia diventata indigeribile, tossica.
Era da tanto che non provavi una sensazione fisica direttamente collegata a quella emotiva. Sentivi un gran caldo, hai iniziato a sudare, a sentire le gocce che cadevano dalla fronte, a immaginare il tuo futuro, e vedevi solo nero.
Sei uscito, hai camminato a piedi percorrendo mezza città a piedi: non sai quanti chilometri, ma tanti. Hai fatto delle telefonate, hai provato a sentirti normale, come al solito. Chiamavi chi ti doveva dei soldi, ma non rispondevano. Venivi chiamato ma rispondevi solo a numeri di famiglia, e poi neanche a quelli.
Sei arrivato in capannone. Il silenzio era devastante: ti lamentavi sempre del rumore, dicevi che saresti diventato sordo. Ma adesso, nessuna macchina in funzione, tutto fermo, immobile. Sei andato verso la zona attrezzi, tutta in ordine come al solito. Hai notato che c'era della polvere sul computer che verificava l'efficienza meccanica delle auto che venivano a fare la revisione. Non c'era mai stata polvere perché ogni sera, dopo l'uso, pulivi tutto. Ma ormai non ti serviva più; non la usavi da un mese, dopo il fermo amministrativo provvisorio.
Hai fatto le scale di ferro, raggiunto l'ufficio vuoto.
Hai aperto la cassaforte dietro al cartellone pubblicitario della Fiat, hai tirato fuori la pistola.
Hai aperto la bocca, chiuso gli occhi, pensato a Ronaldo, ai giocatori di golf, ai tuoi figli.
Hai premuto il grilletto.

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