sabato 26 maggio 2012

Opinioni e critiche sul libro

A volte ricevo opinioni o critiche sul libro. Finora quelle arrivate sono positive, forse perché chi non ne pensa bene, non lo scrive. In certi casi mi sarebbe piaciuto condividerle. In questo caso, col permesso della persona che l'ha scritta, che non indicherò, ho deciso di postarla sul blog. Grazie, C Brevi appunti sparsi, e disorganizzati, molto disorganizzati... su “Supermaket  nord est “ Stati d’animo e stati umorali di espansione e di dilatazione, contrapposti ad altri di contrazione, condensazione e riduzione. Il movimento dagli uni agli altri, mi sembra, che fluisca attraverso gli spazi, che sia influenzato, quasi determinato, a volte, da essi. Sin dall’inizio, sin dal risveglio: penso per esempio agli spazi ampi della casa e della cucina da un lato e allo spazio esiguo del bagno dall’altro. Nell’estensione ampia dello spazio può liberarsi  il pensiero, la riflessione, l’intuizione della “comprensione pura della verità”. Negli spazi stretti, o negli spazi rigorosamente organizzati del supermercato il corpo si muove all’interno di sequenze gestuali, abitudinarie, automatiche. Si sposta lungo coordinate spaziali e temporali  prestabilite, svolgendo azioni ripetitive e meccaniche. Questa scansione rigida dell’agire quasi sottrae vita al pensiero, alla riflessione, alla consapevolezza. [Mi sento spesso così. Non è il lavoro in sé, la catalogazione, la causa, ma la precarietà  contrattuale, la fretta imposta, la difficoltà di vivere la biblioteca con un approccio che non sia solo quello dello svolgimento della propria mansione. Arrivo, catalogo, e vado via. Vengo pagata per eseguire un compito, non per  vivere e riflettere sul senso e sulla realtà complessiva della biblioteca in cui lavoro. Mi sembra molto riduttivo e poco stimolante, sono un automa anch’io a volte :-)] Di questo racconto mi piace molto il suo essere circolare, questo svolgersi dal “preludio di bellezza” dell’alba fino alla chiusura della sera, con “la saggezza e la quiete del buio”. L’alba e la sera si congiungono sulla bellezza dell’attesa di una comprensione che nasce dal silenzio, dall’espansione del tempo in un tempo senza scansione, dall’abbandonarsi all’oscurità del buio che si stende sopra i contorni delle cose, smarginandole e rivelandole nitidamente nello stesso tempo. Questo cerchio che descrivi sembra poter essere in “espansione infinita”. L’homo sapiens di supermaket nord est nonostante sia costretto e, nello stesso tempo, abituato a rispondere al dovere di un lavoro in cui la logica che lo regola è quella dell’artificio, delle gerarchie, del fare carriera, del marketing, ne soffre anche, per fortuna, e, così, quando riesce, tenta di ritrovare la propria totalità; ha la necessità, quasi fisica mi pare, di sentire  il proprio corpo immerso in un ordine naturale (le fughe in collina) che nulla ha a che vedere con quello avvilente, demoralizzante e artificiale del supermaket. Pur nella consapevolezza, tuttavia, di essere parte e responsabile lui stesso di una perdita già avvenuta e irrimediabile. Da poter colmare solo con la ricerca e la carezza del silenzio e dell’ascolto. [E a proposito di intuizioni te ne descrivo una personale: Ieri all’imbrunire tornavo a casa, guidavo e sentivo l’aria calda entrare e colpire dolcemente il viso, il verde degli alberi e l’azzurro scuro del cielo fin dentro il mio sguardo, attraverso  i vetri della macchina e attraverso le lacrime che scendevano incontenibili: mi sembrava in quel momento, come altre volte, che tutti questi colori, e la bellezza  che in essi vive, mi siano preclusi per non so quale ragione a me sconosciuta.]  

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