lunedì 21 maggio 2012

Brindisi, terremoto, voto, suicidi

Caro amico, Non so più cosa succede, anche se, lo sai, non è una novità che io non capisca. Il rischio più grande che si corre è quello di non distinguere più niente e di mettere tutto insieme, come fosse un'entità a sé stante, tutto quello che succede al di fuori di noi. In questi giorni due eventi sono al centro delle cronache: un attentato davanti a una scuola professionale di Brindisi- una ragazza di sedici anni è morta, altre cinque ferite-; e poi il terremoto anomalo in Emilia- 7 morti e migliaia di sfollati-; le votazioni amministrative, il cui dato evidente è non tanto chi ha vinto o chi ha perso, ma chi non è andato a votare, consentendo alla minoranza che l'ha fatto, di aver deciso anche per loro. E poi notizie che non lo saranno perché mangiate da queste prime, come ad esempio quella del padre che prende i suoi due figli piccoli, li butta dal sesto piano e poi si butta a sua volta- avevo scritto un breve e asciutto raccontino, ma poi ho pensato di non pubblicarlo, che non era giusto nei confronti della madre-moglie rimasta-. Di fronte a tutte queste tragedie, emerge la grande capacità degli esseri umani, di essere appunto umani, capaci di condividere, di stare assieme. E al contempo emerge anche il lato paternalistico e schifoso, per esempio quello dei giornalisti. Frasi come " la mamma è in ospedale, il papà va a messa e piange lacrime per il suo angelo scomparso"; oppure il prete che dice che era una ragazza buona perché frequentava la parrocchia e aveva ricevuto tutte le eucarestie. Per fortuna non hanno ancora avuto il coraggio di chieder " cosa prova?", ma temo lo faranno a breve. Magari proprio a quel papà o a quella mamma di quell'angelo volato in cielo insieme ad altri angeli. Purtroppo non sto facendo una macchietta: succede davvero, parlano ancora così. Ti confesso che questi fatti hanno fatto emergere in molti, spettri che si credevano spariti dalla coscienza, e invece erano solo dormienti. La caccia al colpevole,che pare prenderanno a ore, e che fa scappare quegli spettri di cui ti accennavo: non ci fossero colpevoli, torneremmo all'Italia dei misteri, quelli che giungono puntuali nelle grandi occasioni. Guarda caso le elezioni amministrative, la caduta dei partiti tradizionali, la venuta di nuove figure destabilizzanti il sistema consolidato. Ti invio un brano tratto da un racconto breve che non c'entra con quanto appena detto, ma che c'entra sempre. Perché la massa è formata da individui. "... Distogliesti lo sguardo focalizzandolo su di te; pensavi al mistero della natura e ai miracoli della cosmesi moderna; dopo mezz'ora il tuo aspetto sarebbe cambiato e avrebbe assunto i canoni usuali, quelli che tutti vedevano incrociandoti ogni giorno. Ti contorcevi in strane espressioni, cercando minuziosamente dei segni sul viso; cercavi lievi imperfezioni che potessero minarne la compatta credibilità, come fossero minacciosi nemici nascosti tra le rughe d'espressione che percorrevano in verticale e in orizzontale la tua faccia. Compivi quei gesti con le dita che tiravano la pelle, trasformando i tratti somatici in improbabili maschere, forse per far risaltare la regolarità dei lineamenti, una volta terminato quel gioco da tiramolla senz'allegria.   Tornasti in bagno per il tocco finale e ti accorgesti di non riuscire a sostenere il tuo stesso sguardo, quasi appartenesse ad un altro, ad un essere estraneo che ti fissava severo. Non riuscivi a sopportarne la posa, la sicurezza. Ti chiedesti se anche gli altri provavano lo stesso guardandoti negli occhi. Pur facendo di tutto per riuscirci, non potevi  cancellare il tormento di quel  pensiero. Era pesante da portarsi appresso; rappresentava una forma di dipendenza dagli altri, quando invece, spesso, definivi qualità indispensabile, l'assoluta libertà di pensiero e d'espressione. ..." La scelta di come sentirti ti pareva un diritto inalienabile, che esigevi trasformandolo in solida realtà. La tua, almeno.  

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